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Clementine acquistate a prezzi da fame e rivendute come se fossero d'oro. Ecco il guadagno della grande distribuzione al Nord

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CORIGLIANO-ROSSANO - Scene di ordinaria follia da strapotere della grande distribuzione organizzata arrivano da un supermercato del Nord, dove un kg di clementine di Corigliano viene venduto a 3.90 euro. Non ci sarebbe nulla di scandaloso se non fosse che alla base della filiera il prodotto viene ceduto a 10-20 centesimi. Insomma la grande distribuzione, che ormai è diventato un gigante mitologico tanto fagocitante da fare invidia all’Idra di Ercole, fa sempre di più la voce da padrone. 

Se dall’Europa si agevola, e non poco, la concorrenza sleale da parte di paesi comunitari (la Spagna) ed extracomunitari (la Tunisia), dallo Stato le risposte non sono sufficienti a sostenere un comparto che sta soffrendo da ormai troppo tempo il complesso di Davide contro Golia.
«L’elevata frammentazione delle aziende agricole è uno dei limiti principali del settore agrumicolo italiano. Non è certo una novità. Ma è ormai giunto il momento di fare di più se il comparto vuole avere un futuro sereno».

Queste le parole di Piermichele La Sala, professore associato in Economia e Politica agraria dell’Università di Foggia, che rappresenterebbero una verità assoluta sulla mancanza di legami e di cooperazioni tra i piccoli produttori, che a Corigliano-Rossano e nella Sibaritide, rappresentano una fetta importante e maggioritaria. 

«L’importanza dell’aggregazione, sia per organizzare una offerta standardizzata (“controllando quantità e qualità”) – ricorda ancora La Sala -  e migliorare la competitività, sia per poter sfruttare a pieno le opportunità offerte dalla politica europea ma anche nazionale e regionale». Un dettagliato articolo di Italiafruit sottolinea come i migliori agrumi al Sud vengono esportati, i calabresi – ad esempio – sono costretti a portare a tavola agrumi che arrivano chissà da dove

«Oggi la sopravvivenza dell’agricoltura del Sud Italia passa per il mercato a km zero: passa per una lotta serrata alla globalizzazione e alla Grande distribuzione organizzata: passa per i mercati contadini, per i negozi artigianali, per i Comuni che debbono attivarsi per incrementare la cosiddetta agricoltura periurbana».

Dunque, come ricorda ancora Italiafruit, la vera scommessa, per il Sud Italia e quindi per Sibaritide «non è l’esportazione con le folli regole della globalizzazione organizzata: perché in agricoltura, con la globalizzazione dell’economia imperniata sui bassi costi di produzione, le ‘schifezze’ soppiantano i prodotti di qualità! (olio extra vergine di oliva insegna!). Il Sud deve riappropriarsi della propria agricoltura e delle proprie produzioni. I prodotti agricoli del Sud debbono essere consumati nel Sud».

Josef Platarota
Autore: Josef Platarota

Nasce nel 1988 a Cariati. Metà calovetese e metà rossanese, consegue la laurea in Storia e Scienze Storiche all’Università della Calabria. Entra nel mondo del giornalismo nel 2010 seguendo la Rossanese e ha un sogno: scrivere della sua promozione in Serie C. Malgrado tutto, ci crede ancora. Ha scritto per Calabria Ora, Il Garantista, Cronache delle Calabrie, Inter-News, Il Gazzettino della Calabria e Il Meridione si è occupato anche di Cronaca e Attualità. Le sue passioni sono la lettura, la storia, la filosofia, il calcio, gli animali e l’Inter. Ha tre idoli: Sankara, Riquelme e Michael Jordan.